Davanti alla maglia di Valentino Mazzola non pensi alle lacrime e al vuoto. Ancora oggi pensi alla forza e al futuro. È una magia.

La maglia di Valentino Mazzola lascia senza fiato

Guardare quella maglia di Valentino Mazzola e immergersi in quel granata ti crea fin da subito un effetto straniante, ti porta in un altro mondo, in un altro tempo. Anche se sai che è una riproduzione, tutto quello che c’è dentro quel granata, quel numero e quella fattura è troppe cose insieme per non fermarsi un attimo, sedersi e pensare. Per capire nella maniera più contemporanea possibile, ovvero con i crudi numeri, chi era Valentino Mazzola e di conseguenza anche cos’era quella squadra, basta andare a riprendere gli almanacchi e ad esempio vedere i tabellini delle prime partite della stagione 1947-48.

Prima di serie A, Torino-Napoli 4-0, con Mazzola che apre le marcature al 44’. Un secondo tempo a dir poco travolgente per la squadra di Novo. Dopo aver perso la seconda a Bari, 6-0 alla Lucchese, 1-7 alla Roma (questa è una delle partite delle maniche tirate su dal Capitano. La squadra inizia a giocare in maniera svogliata, segna Amadei e dopo più di un’ora di gioco il Torino ha fatto poco, con gli sfottò dei tifosi romanisti che si moltiplicano. Basta solo un attimo al Capitano per dare la sveglia a tutti e inizia a grandinare sui giallorossi. Sette gol in 26 minuti di gioco, con tripletta di Mazzola. Mai far arrabbiare il Grande Torino), 2-0 al Vicenza, con gol di Mazzola dopo un minuto di gioco, dopo un po’ di giornate 7-1 alla Salernitana e poi ancora 5-0 all’Inter.

Una squadra che non conosceva rivali perché era anni e anni avanti, per gioco espresso, atletismo e per consapevolezza dei propri mezzi. Erano i giocatori del Grande Torino in primo luogo a pensare di essere i migliori di tutti, per questo poi in campo lo dimostravano.
Quando ti trovi davanti quella maglia tutto questo ti appare e ti stordisce. Solo dopo pensi anche alla tragedia, a quello che purtroppo non abbiamo visto, con una squadra che avrebbe continuato a vincere e con tanti giocatori che sarebbero andati a rappresentare l’Italia ai Mondiali del 1950. Sarebbe stato davvero un momento epocale, per il calcio e per il nostro Paese. Ma quello che non è stato, di fronte alla maglia di Capitan Valentino, viene dopo, quando ti riprendi dal tourbillon di emozioni che quello che invece è per fortuna stato, ti crea.
Davanti alla maglia di Mazzola non pensi alle lacrime e al vuoto. Ancora oggi pensi alla forza e al futuro. È una magia.

Jvan Sica