Stefano Colantuono, attuale tecnico della Salernitana, ricorda Andrea Fortunato in visita al Museo del Calcio della nostra Fondazione

Colantuono ricorda Fortunato, Astori e il Grande Torino…

Tanti ricordi sviscerati da Stefano Colantuono: uno su tutti, quello su Andrea Fortunato. Un’autorevole presenza di uomo di sport, in un caldo pomeriggio di luglio, è venuta a trovarci alla sede della Fondazione Fioravante Polito. Ne è nata una piacevole e cordiale conversazione con l’attuale tecnico della Salernitana, in particolare sul tema della prevenzione e nel ricordo del giovane calciatore salernitano stroncato dalla leucemia a soli 24 anni. Ne riportiamo di seguito il testo.

Partiamo dal ricordo di Andrea Fortunato che hai conosciuto a Como: tu eri in prima squadra, lui nelle giovanili. 

«Andrea faceva le giovanili, e spesso e volentieri, siccome abitava piuttosto lontano dal centro sportivo di Orsenigo, doveva utilizzare i mezzi pubblici per venire agli allenamenti. Poiché io mi recavo in auto, quando lo vedevo fermo ad aspettare l’autobus gli davo un passaggio. Tra me e lui si era creato un rapporto di amicizia e simpatia difficile da spiegare a parole, eravamo molto in sintonia».

Sei stato uno dei primi sportivi ad aderire all’iniziativa del Passaporto Ematico, lanciando anche tanti appelli al mondo del calcio.

«La ritengo un’iniziativa importante, e sarebbe cosa buona e giusta rendere obbligatori gli esami ematici attraverso una Legge che tuteli tutti gli atleti. È un percorso giusto da effettuare, ma voi che sostenete con passione questa iniziativa sapete che in questi casi la macchina burocratica è sempre molto lenta a mettersi in moto. Però è importante che andiate avanti per la vostra strada: io ci sarò sempre per voi».

Pochi mesi fa ci ha lasciato Davide Astori: che impressione ha fatto a Stefano Colantuono sentire quella notizia?

“Pensi di tutto e di più. Sono tragedie che ti colpiscono e lasciano il segno perché non te lo aspetti mai per un ragazzo super allenato e controllato. Purtroppo queste cose sono dietro l’angolo, e quando colpiscono uno sportivo fanno ancora più clamore. Casi come questi ne succedono tantissimi tutti i giorni e non vengono fuori perché hanno meno risalto mediatico. Senza mezzi termini, sono vere e proprie tragedie, soprattutto quando perdiamo – oltre al calciatore – un ragazzo squisito e leale. Io non l’ho mai allenato. Ho avuto il piacere di incontrarlo da avversario, ed era veramente una persona perbene».

Avendo allenato il Torino, è vero che i colori granata trasmettono quel ricordo indelebile del “Grande Torino”?

«Ho avuto il piacere di partecipare alla manifestazione che ogni anno si tiene a Superga, per commemorare i morti di quella sciagura aerea. È uno degli eventi più toccanti al quale abbia mai partecipato».

Il tuo ricordo più bello della carriera di allenatore?

«Di ricordi ne ho tanti, anche perché mi appresto a iniziare il diciannovesimo anno in panchina. Andarne a tirare fuori qualcuno mi rimane difficile, anche perché non sono un tipo che ama guardare indietro.  Adesso sono concentrato su quel che dovrà essere quest’avventura a Salerno, in un anno molto importante perché festeggeremo il centenario. Ci tengo molto a fare bene, perché Salerno è una piazza speciale. Quest’anno cercheremo di fare un campionato che possa regalare ai tifosi qualche soddisfazione in più rispetto a quelle degli anni passati».

Oggi sei a Castellabate, graditissimo ospite presso la nostra Fondazione. Sei in vacanza nel Cilento. Come vedi il paese di “Benvenuti al Sud”?

«Ci tenevo a visitare questa parte di Costa perché la conoscevo meno di altre in Italia. Ho trovato dei posti veramente fantastici».

Grazie mille Stefano, speriamo di rivederci qui l’anno prossimo, magari con la Salernitana in Serie A…

«Speriamo, così faremo una bella festa».

Davide Polito